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V

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Ventesima lettera (maiuscola) dell'alfabeto Italiano, dopo U e prima di Z. Minuscola: v.

IPA: [v] (pronuncia moderna), [w], [u] (obsoleta)

Ventesima lettera (maiuscola) dell'alfabeto Italiano, conservata dal latino.

In Italiano arcaico venne usata come in Latino sia come vocale sia come semiconsonante, fino all'invenzione della lettera U, passando dalla pronuncia [w] a [v] e acquisì il suo uso moderno.

La ventiduesima lettera dell'alfabeto Latino, minuscola v. Preceduta da U e seguita da W.

Il numero cardinale Romano equivalente al numero arabo 5.

IPA: [wᵝ] (quando usata come consonante), [u] (quando usata come vocale)

Derivata dalla scrittura parziale della lettera Greca antica Y, che possedeva la pronuncia [u].

Successivamente venne usata per indicare la pronuncia semiconsonantica [w] quando era ad inizio parola (es:veritas [werɪtas]) e nel medioevo vennero elaborate nuove lettere, U & W, per differenziare l'uso semiconsonantico da quello vocalico (la W non venne usata nel latino ufficiale ma solo nei prestiti da parole straniere), e nel tardo medioevo il suono mutò nella fricativa labiodentale sonora, e la lettera U venne usata esclusivamente come vocale, caratteristica mantenuta in Italiano.

Oltre al suo impiego nella grammatica, la V venne usata come numero cardinale corrispondente al numero arabo 5.

V

  1. simbolo chimico del vanadio
  • su Devoto/Oli, Vocabolario della lingua italiana edizione on line 2014