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proda

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proda f (pl.: prode)

  1. (geografia) in termini generali, sponda, riva; più precisamente, la parte di un approdo lambita dalle acque
    • Cosí, vòlti a levante, e preso in poppa | il vento e 'l flutto, a tutta vela il golfo | correndo, fûr subitamente a proda | de l'amica riviera. (Virgilio, Eneide, traduzione di Annibal Caro)
  2. (per estensione) ciglione di un precipizio; margine che fa da limite estremo
    • Però che, come su la cerchia tonda | Montereggion di torri si corona, | così la proda che 'l pozzo circonda || torreggiavan di mezza la persona | li orribili giganti, cui minaccia | Giove del cielo ancora quando tuona. (Dante, Inferno, canto 31)
  3. (per estensione) bordo, orlo, estremità
    • Bibe metteva il mento sopra il pugno chiuso, in proda alla tavola, e stava così con gli occhi giù, divertendosi ad ascoltare, senza veder nessuno. (Federigo Tozzi, Con gli occhi chiusi)
  4. (per estensione) il margine di terra spesso rilevato e coperto d'erba cresciuta spontaneamente che orla un sentiero campestre, un fossato, un podere, ecc.
    • - All'alba, lei può fare la strada a piedi. - Il primo cespuglietto d'erba su la proda. Ne conti i fili per me. Quanti fili saranno, tanti giorni ancora io vivrò. (Luigi Pirandello, L'uomo dal fiore in bocca)
  5. (marina) (obsoleto) parte anteriore della nave, prora
    • Quindi il padrone (essendosi espedito, | e spirando buon vento alla sua via) | l'ancore sarpa, e fa girar la proda | verso ponente, ed ogni vela snoda. (Ludovico Ariosto, Orlando furioso, canto 18)
prò | da

IPA: /ˈprɔda/

dal latino prora "prua", con la seconda /r/ trasformata in /d/ per dissimilazione fonetica o per influsso dell'alto tedesco antico proth "orlo, margine"