Discussioni utente:Nello Mangiameli

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L’AMICIZIA AUTOPOIETICA


Trent’anni di ricerca sulla coscienza mi hanno consentito di poter vivere e sperimentare direttamente autopoiesi olografiche molto particolari, attraverso cui ho potuto esplorare consapevolmente alcune regioni dell’inconscio strutturale. Al di là del sapere estatico-autopoietico, rivelatore di tali esperienze, voglio comunicare che ho potuto far ricadere tali vissuti di non località dell’Io acquisito, nell’azione quotidiana, trasmutandola completamente.

La mia azione tende ora all’autopoietico ed è molto meno mossa da schemi acquisiti e da convenzioni ordinarie socio-culturali.

Si è trattato di un processo di trasformazione liberatoria, attraverso cui ho potuto condurre, seguire me stesso, fino a raggiungere i miei ostacolatori, le problematiche, il mio caos, riemergendo, di volta in volta, con una coscienza di me, della mia realtà localistica, e soprattutto di quella non locale, innovativa e trasmutata.

Quell’esperienza ha veramente scardinato alcuni principi coscienziali di riferimento. Ora, per me, l’essere umano, l’unità ecosistemica cosmica che siamo rappresenta qualche cosa da vivere, da esplorare, da Risalire, da trasmutare, sia per quanto concerne gli elementi vissuti come positivi, sia per quelli negativi. Non è necessaria una diagnosi o una prognosi che sono soltanto definizioni intellettuali, ma è possibile iniziare immediatamente, con un rituale autopoietico, la formazione vissuta a se stessi, alle proprie componenti locali (di qualunque valenza siano) e, soprattutto, non locali.

Chi segue il Counseling di Yψlambdasophya sa che questo è, da sempre, il rituale d’ingresso.

La metanoia autopoietica, appena descritta, ha investito ogni piano della mia azione, rendendola protesa verso l’autopoietico, rivoluzione-trasmutazione che non poteva non coinvolgere quella che comunemente denominiamo l’amicizia, tema di questo scritto.

L’amicizia autopoietica. Innanzi tutto, evidenzio una componente fondamentale: l’amicizia autopoietica, strutturalmente parlando, non è lo specifico stato coscienziale (sentimento) che emerge dall’incontro di due o più Io che, magari, trovano un punto d’incontro tra uno o più contenuti sul piano dell’acquisito, di interessi, di ideologie, di valori o di filosofie (…), e che, per questo specifico motivo, decidono di condividere relazioni fondate sulla comprensione e il riconoscimento reciproco.

Infatti, per l’Yψlambdasophya, l’amicizia è una facoltà, un contenuto Io-somato-energetico che un Io può esprimere ed agire: qualche cosa che, indipendentemente dalla parte del proprio Io che chiama l’altro, può incontrare, vivere.

L’amicizia autopoietica è uno stato di consapevolezza strutturale che consente di superare e di trasmutare lo stadio di scissione, di frammentazione dell’Io che non percepisce l’unità ecosistemica cosmica atomica e coscienziale che muove all’essenza delle cose e che separa il soggetto dall’oggetto, che crede illusoriamente si tratti dell’incontro tra l’Io e il tu (vissuti come enti separati), e che non percepisce l’unità con quella parte di sé che chiama altro. Si tratta di ritrovare lo stato Io-centrico che la scissione soggetto-oggetto, Io-tu, classica della relazione sensibile, acquisita e normalmente intesa, ci indica.

L’Io-centralità si realizza in una forma esclusiva, determinando la disidentificazione da ogni forma di attaccamento verso, di possessività, di gelosia dell’altro, in quanto sentito, vissuto e riconosciuto come parte di sé! L’altro è parte integrante della funzionalità autopoietica sensibile e sovrasensibile.

L’amicizia autopoietica non è mai una co-esistenza, ma si riconosce in un’unica esistenza.

Non si tratta di essere insieme, ma di essere, e l’espressione delle facoltà autopoietiche unitarie possono anche assumere forme acquisite, nello stesso senso in cui dal mare emerge l’onda, dal sole può scaturire lo spettro dell’arcobaleno, in diverse direzioni di significati, espresse dall’ecosistema cosmico, dall’unico corpo che siamo.

L’amicizia autopoietica non è mai un rapporto duale o a più persone. E’ sempre facoltà unitaria dell’unico corpo che, se mantiene il proprio stato di soggettività strutturale, non può interrompersi nella scissione Io-tu, soggetto-oggetto.

L’amicizia autopoietica non può essere partecipazione, ma solo Creazione Continua, non è l’Io e il tu che partecipano a qualche cosa, ma l’Io solo esisto che crea. Non si tratta di partecipazione della stessa linea del destino dell’Io e del tu, ma del vissuto diretto della linea del destino strutturale.

La facoltà amicizia autopoietica potrà esprimersi come meta, come viaggio, come interesse, espresso da qualunque Io acquisito, non come condizione da condividere con un altro, ma nella consapevolezza che strutturalmente il cosiddetto altro fa parte di quell’azione.

Anche ogni forma di comunicazione sensibile Io-somato-energetica, se consapevole della scaturigine strutturale da cui emerge, diventa autopoiesi.

L’amicizia autopoietica non punta al confidarsi, ma all’autoconoscersi, all’autoesplorarsi, utilizzando tutte le parti di sé, anche quelle che denomina altro!

Non si prende parte, ma, insisto, si crea!

Si partecipa al grande disegno autopoietico degli Universi che osserva e riconosce se stesso.

Nella prima infanzia, lo stato coscienziale di indifferenziazione autopoietica strutturale è ancora molto evidente. Tutte le esperienze vissute mantengono una simmetria-risonanza con lo stato autopoietico di Creazione Continua di provenienza: vengono registrate e, successivamente, verbalizzate come positive, mentre tutte quelle che per variazione-contrasto si allontanano, perdono consapevolezza e quindi simmetria e risonanza verso l’autopoiesi, tendono ad essere interpretare come negative. Sarà proprio il modo di introiettare, di vivere queste esperienze acquisite che inizierà a formare lo schema amichevole-non amichevole, simpatico-antipatico.

Tali stati coscienziali acquisiti, immessi nella relazione, insieme agli altri, prima dell’esperienza della reintegrazione con il Tutto è coscienzialmente e atomicamene collegato, caratterizzeranno la relazione Io-tu, riempiendola di contenuti simpatici o antipatici. Incontrando l’Io, ovvero tutti questi stati coscienziali con valenze differenti, si determina il fatto di una rapida mutabilità dello stereotipo amico-nemico, simpatico-antipatico, tutti processi ambivalenti, enantiodromici posti in remissione dalla metanoia.

La risonanza-simmetria con lo strutturale autopoietico determina lo specifico stato coscienziale di autosomiglianza tra i diversi oggetti, condizione che determina l’attrazione, la simmetria che, quando non è ricostruita con lo strutturale autopoietico, determina l’antipatia.

La simpatia è lo stato coscienziale attraverso cui iniziamo a metterci in relazione consapevole con l’autopoiesi che ci forma.

Quando, erroneamente crediamo di provare simpatia per l’altro, il tu, in realtà stiamo entrando in contatto con parti di noi stessi. Infatti, se non si raggiungono determinati e definiti livelli di consapevolezza nella relazione normalmente intesa, non è, forse, possibile riconoscere o sapere ciò che sentono gli altri, perché quello stato di coscienza che provo in relazione con l’altro è il mio stesso stato che proietta il fatto per cui l’altro sta provando gioia.

Intendo la gioia dell’altro, implicita nello stato coscienziale che traslo e che mi sembra d’intuire: di fatto, resta dell’altro. Io rimango in comunicazione con il riconoscimento intuitivo percettivo che ho avuto dello stato di gioia che, comunque, non è la gioia dell’altro.

La parola simpatia si compone di syn, che significa con, insieme, e di pathos, che significa passione, affetto.

In realtà, voglio comunicare ciò che nell’acquisito accade: la propria autoconsapevolezza comprende e riconosce che se il tu sta vivendo un momento di gioia, si lega insieme alla passione dell’Io, ma quel collegamento attraverso simpatia, non è il vissuto diretto dello stato dell’altro. La gioia dell’altro non passa ancora in Io e non nasce lo stesso stato.

Tale condizione, propedeutica all’amicizia autopoietica, cambia stato quando, nell’indagine che compie su se stesso, l’Io trova la capacità di immedesimarsi nel Tu, fino a cogliere e a vivere lo stesso stato coscienziale.

Alcuni ricercatori riferiscono: Ho la sensazione di essere nel tu, nell’altro, nell’oggetto, in cui mi immedesimo, sono consapevole del mio Io acquisito, della mia identità acquisita, mi sembra di comprendere, di sentire gli istinti-emozioni che muovono dietro ai significati: si tratta di una relazione empatica tra l’Io e il Tu che riduce la distanza, la separazione.

In questo tipo di relazione acquisita, l’incontro non avviene sul piano della gnosi intellettuale, ma del pathos (il vissuto).

La parola empatia, è composta da empatheia, che significa passione, a sua volta, formato da en, che significa in e pathos, che significa affetto, passione.

E’ la capacità di immedesimarsi, di calarsi negli stati coscienziali, nell’istinto-emozione del tu; in tal senso, è un passo avanti, un approfondimento della simpatia.

In qualche modo, lo stato coscienziale istintivo-emozionale del Tu passa in Io, ma anche qui si può riconoscere il meccanismo per cui è l’Io ad investire una facoltà di immedesimazione nel Tu, di funzionalità con il Tu, riconoscendolo come parte di Io.

Quello che sembrava essere esclusivo patrimonio dell’Io acquisito dell’altro, inizia ad essere riconoscibile in qualche misura da Io.

Tale condizione propedeutica ed ampliabile trova il naturale approfondimento ed evoluzione al momento del vissuto diretto, secondo cui, alla radice dell’Io che vive la simpatia e l’empatia, opera la fisiologia autopoietica, la consapevolezza del tutto è atomicamente e coscienzialmente legato.

In questo Tutto è legato, l’altro è parte di me e io sono parte dell’altro, quindi, è possibile raggiungere con l’Io, che esplora questo livello, l’altro, riconoscendolo come atomicamente parte di sé, l’Io e il Tu si reintegrano: atomicamente e coscienzialmente parlando, l’Io solo esisto si evidenzia, si percepisce con l’Io, in una conversione coscienziale, per cui l’incontro con le forze naturali autopoietiche è inevitabile. La Creazione Continua, all’opera nel cuore dell’atomo e oltre, è lì, quanto evidente è in quel Tutto è collegato che si riconosce come processo autopoietico.

E’ possibile ora affermare che l’amicizia normalmente intesa è incompleta, in quanto essendo corpo unico, atomicamente e coscienzialmente collegato, l’Io con cui s’interagisce, è il nostro stesso Io e, strutturalmente, amicizia è una facoltà che emerge olisticamente dall’unità ecosistemica cosmica, dall’unico corpo che siamo, e strutturalmente non è più o meno specializzata su qualcuno o qualcosa.

L’amicizia autopoietica è contemplazione: significa rendersi conto dell’interazione armonica di onde che nascono dall’oceano.

Non ha aggettivi, attributi: è come, quando, lanciando due sassolini in uno stagno, vediamo cerchi concentrici che si impastano uno con l’altro, mantenendo meravigliosamente ognuno le proprie caratteristiche e definizioni. Si tratta di autoconsapevolezza delle potenze autopoietiche immanenti che troviamo alla radice di ogni manifestazione sensibile.

In conclusione, è bello scoprire che l’etimologia della parola amicizia-amico, viene da amicus, stessa radice di amare, e significa che si ama, che ama.

E’ proprio l’amore autopoietico, la Creazione Continua realizzata dall’unico corpo, dall’Io e dal Tu, dal soggetto e dall’oggetto reintegrati, che ci evidenzia lo sviluppo dell’empatia. È l’autopoiesi che, applicata all’amicizia (ossia l’amore), tema di cui sto trattando, la rende autopoietica. Per questo motivo, l’amicizia diviene immortale, l’azione d’eternità che, indipendentemente dalle scelte acquisite, dall’identità assunta, dal cosiddetto altro, in quel momento storico, l’Io vive come parte di sé, dell’Io solo esisto, nutrendolo di amicizia, di amore autopoietico, incondizionatamente, come facoltà a sostegno dell’azione.

Scopi del progetto[modifica]

Carissimo Nello,

File:Doppio di nello det2.jpg
immagine senza licenza

Ti faccio notare che lo scopo di questo progetto è quello di costruire un dizionario libero, con definizioni condivise e traduzioni in tutte le lingue.

Non è invece tra gli scopi di queto progetto costruire pagine personali. In quest'ottica probabilmente quello che hai inserito in questa pagina non è in linea con il progetto... Sarebbe forse piú utile che tu inserissi qualche voce...

Anche l'immagine non sembra di immediata utilità al dizionario... inoltre non è ben chiara la sua licenza d'uso: è tua personale nel senso che nessuno la può utilizzare ed è coperta da diritto d'autore o nel senso che la doni al progetto con la sua licenza d'uso?

Sperando nei tuoi prossimi contributi, ti saluto.

--131.114.10.37 14:07, Ott 19, 2005 (UTC)