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gracilità

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gracilità f inv

  1. magrezza, delicatezza e debolezza o languidezza che si accompagnano in genere a una costituzione fisica esile, minuta o poco sviluppata, in riferimento al corpo o anche a una parte del corpo di persona o di animale
    • voleva fare alla piccola una soperchieria, approfittandosi della gracilità di lei, malatina, come s'era visto bene dal suo visino smunto affilato (Luigi Pirandello, Una giornata)
    • Stridono però talmente il rosso, il celeste di certi abiti femminili ed è così ribrezzosa la gracilità di certe spalle e di certe braccia nude, che quasi quasi vien fatto di pensare quei ballerini non siano stati estratti di sotterra per l'occasione (Luigi Pirandello, Una giornata)
  2. sottigliezza nella forma di qualcosa che evoca o rivela una fragilità di struttura
    • la gracilità di uno stelo, di un arbusto, di un ramoscello
  3. (senso figurato) inconsistenza; esiguità o mancanza di vigore; debolezza
    • un romanzo ben scritto, cui non si può tuttavia perdonare la gracilità della trama
    • Pietro era grasso, ma pallido e con un'aria di gracilità (Federigo Tozzi, Con gli occhi chiusi)
gra | ci | li | tà

IPA: /ɡrat͡ʃiliˈta/

dal latino gracilitas (genitivo: gracilitatis)